Gornja Bistra, 30 chilometri di distanza da Zagabria, è un piccolo centro abitato dove sorge il più importante Ospedale Pediatrico speciale per malattie croniche della Croazia.

La struttura, risalente al diciottesimo secolo e appartenente alla famiglia dei conti Oršiĉ, venne nazionalizzata nel 1945, quando il Partito comunista iniziò ad acquisire le proprietà private nei territori dell’ormai ex URSS. Dopo la seconda guerra mondiale, quello che era stato un castello nobiliare divenne un sanatorio per bambini e nel 1963 fu trasformato in un nosocomio per lunghe degenze legate a patologie genetiche. I pazienti sono generalmente bambini da 0 a 18 anni, tuttavia esistono anche casi di ragazzi, ormai adulti, ricoverati nella struttura da più di 20 anni: non avendo un posto dove andare, abbandonati dalle famiglie, orfani, o con assistenti sociali scarsamente presenti, sono destinati a trascorrere la loro vita in un letto d’ospedale. Dal 2002 l’associazione “Il Giardino delle Rose Blu”, nel 2008 divenuta Fondazione Internazionale onlus, garantisce una presenza continuativa dei suoi volontari presso l’Ospedale Pediatrico di Gornja Bistra. Il direttore del nosocomio, riconoscendo la validità dell’operato dell’associazione per il benessere psico – fisico dei pazienti, consente lo svolgimento di attività ludico – ricreative nelle sale giochi, o in caso di bel tempo, nel parco dell’ospedale. Nel corso degli anni più di 4000 volontari si sono alternati tra il campo permanente e le tendopoli estive, lavorando costantemente coi pazienti per il raggiungimento di obiettivi a breve e lungo termine, a seconda delle patologie e delle abilità possedute. I volontari trascorrono parte della giornata anche con i bambini che si trovano nelle stanze e non possono uscirvi. Qui alcuni pazienti sono ricoverati in letti chiusi con sbarre simili a gabbie; i degenti autolesionisti vengono legati dal personale infermieristico con cinghie di cuoio a mani e piedi, per impedire che facciano del male a se stessi o ad altri. E tutto ciò, inizialmente, alimenta la convinzione di esseri discesi in un luogo infernale. Un inferno dei paradossi in realtà: laddove per secoli si erano alternate feste e ilarità da palazzo, ora risuonano rantoli e voci che sembrano avere poco di umano. Eppure i silenzi, gli urli, gli occhi aperti che vedono ma non guardano, insomma tutto a Gornja impone un profondo senso di rispetto per l’esistenza di queste creature. Un rispetto che sublima l’idea della pur doverosa documentazione, raccontando semplicemente un silenzioso urlo alla vita. La delicatezza e la precarietà stessa delle fragili vite di Gornja Bistra, che malgrado tutto riescono ancora a brillare davanti al riflesso di una presenza umana, evidenzia ancor più i limiti di un sistema sanitario per certi versi ancora obsoleto. Al di là dei limiti di una grata, o di una gabbia. Dove luci e ombre disegnano lo spazio sottratto al tempo nell’immagine di un mondo interiore da decifrare e segnano la distanza tra un letto di lamenti e una finestra aperta sul circostante.

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A SILENT SCREAM FOR LIFE (2009)