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Una delle sfide più grandi che i migranti centroamericani devono affrontare durante il loro cammino verso la frontiera con gli Stati Uniti d’America, sono i pericoli nascosti durante il loro passaggio in terra messicana: sequestri, furti e violenze sono all’ordine del giorno.
Migliaia di persone diventano vittime della tratta, un business per i cartelli della droga messicani e, a volte, anche per le stesse autorità che invece di proteggere i migranti, si approfittano di loro. Malgrado questo, dall’inizio degli anni 2000 c’è stato un costante aumento della migrazione, causata soprattutto da problemi globali e regionali. Così nel 2003 il parroco della città di Oaxaca, Fernando Cruz Montez, ha deciso di fondare il COMI (Centro di Orientamento del Migrante), una organizzazione senza scopo di lucro che mira a migliorare la situazione dei migranti centroamericani che attraversano il Messico, offrendo loro supporto umanitario, accesso alle cure, possibilità di inserimento nella comunità e supporto legale. Allo stesso tempo, per evitare che le persone fossero costrette a dormire in strada, nei terminal degli autobus o nelle parrocchie, nel 2004 padre Montez decise di creare la “Casa del Buen Samaritano”, un rifugio sicuro per offrire una vita dignitosa ai migranti di passaggio. In questa serie di fotografie ho deciso di ritrarre le persone ospitate nel rifugio davanti a un muro dipinto da rifugiati e volontari con le croci che riportano i nomi dei migranti che trovarono asilo nella stessa struttura e, dopo aver iniziato il loro viaggio per raggiungere il confine con gli Usa, sono scomparsi. Nei loro sguardi la paura di chi non sa cosa gli accadrà, la speranza di chi cerca un futuro migliore, la frustrazione per chi non è riuscito nell’impresa. C’è chi è deciso a partire per raggiungere gli Usa, chi si è adattato e preferisce restare in Messico, altri ancora che, consci del pericolo e di quanti non ce l’hanno fatta prima di loro, hanno deciso di tornare da dove sono partiti. Un microcosmo che lontano dai muri del confine, preserva semplicemente la loro dignità di essere umani. Le incisioni sul legno, i murales e gli oggetti di uso quotidiano rivelano la transitorietà della loro presenza, ma anche la memoria del loro passaggio. Tra le mura della “Casa del Buen Samaritano”, in quel limbo che li separa dal sogno americano.
Una bambina di 4 anni, arrivata dell'Honduras insieme ai suoi genitori per raggiungere gli Stati Uniti, ritratta mentre si copre il volto con un cappello. Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un murale con scritto "Chi ha inventato i confini?”, dipinto nella "Casa del Buen Samaritano" dai migranti ospitati nella struttura con l'aiuto di alcuni volontari del Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Cindy Janeth Flores Rodriguez, 19 anni, originaria di San Pedro, Honduras, ritratta presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Cindy ha lasciato l'Honduras nell'agosto del 2019 e ora ha presentato domanda di asilo in Messico. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un carretto utilizzato per trasportare i rifiuti fuori dal rifugio della "Casa del Buen Samaritano", gestito dal Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un’organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Edwin Noel Mejía Nolasco, 34 anni, originario dell'Honduras, ritratto presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Nonostante ciò, Edwin spera di raggiungere i suoi parenti in Carolina del Sud. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un murale con scritto "Il migrante non è una statistica, ha un volto e una dignità” dipinto nella "Casa del Buen Samaritano" dai migranti ospitati nella struttura con l'aiuto di alcuni volontari del Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Lorena Paguaga, 41 anni, originaria di Villanueva Cortés, Honduras, ritratta presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Lorena ha lasciato l'Honduras e sta cercando un posto più sicuro dove vivere insieme ai suoi figli. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Una sedia vuota di fronte al cancello d’ingresso della "Casa del Buen Samaritano", un rifugio sicuro gestito dal Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Gabino Ángel Valdez Castillo, 32 anni, originario di Ciego de Ávila, Cuba, ritratto presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Malgrado ciò, l’obiettivo principale di Gabinon è quello di raggiungere gli Stati Uniti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un murale raffigurante degli agenti che pattugliano i confini degli Stati Uniti, dipinto nella "Casa del Buen Samaritano" dai migranti ospitati nella struttura con l'aiuto di alcuni volontari del Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un bambino di 10 anni, arrivato dall'Honduras insieme ai suoi genitori, ritratto mentre si copre il volto con uno dei suoi giocattoli preferiti. Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Una parete con una riproduzione dell'Ultima Cena, in un angolo della cucina della "Casa del Buen Samaritano", un rifugio gestito dal Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Marvin Gómez, 20 anni, originario dell'Honduras, ritratto presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Malgrado ciò, Marvin spera di raggiungere gli Stati Uniti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un murale raffigurante una tipica scena che i migranti devono affrontare ai confini messicani, dipinto nella "Casa del Buen Samaritano" dai migranti ospitati nella struttura con l'aiuto di alcuni volontari del Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Jeimy Elisuath Hernández, 27 anni, originaria di Peñablanca Cortés, Honduras, ritratta mentre si copre il volto con un cappello di Batman. Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Jeimy ha lasciato l'Honduras nel febbraio del 2019 a causa della presenza di gang criminali nella zona in cui viveva e si copre il volto per paura di ripercussioni. Spera di raggiungere gli Stati Uniti per vivere una vita tranquilla. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un murale raffigurante delle persone che manifestano a favore della giustizia e dell’uguaglianza dei diritti per i migranti, dipinto nella "Casa del Buen Samaritano" dagli ospiti della struttura con l'aiuto di alcuni volontari del Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Arlandis Noy, 22 anni, originario di Cuba, ritratto presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Malgrado ciò, l’obiettivo principale di Arlandis è quello di raggiungere gli Stati Uniti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un murale dipinto nella "Casa del Buen Samaritano" dai migranti ospitati nella struttura con l'aiuto di alcuni volontari del Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
La 16enne Jessica, originaria di Peñablanca Cortés, Honduras, ritratta mentre si copre il volto con un mocio. Sul muro alle sue spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Jessica ha lasciato l'Honduras a causa della violenza diffusa nella regione in cui viveva e si copre il volto per paura di ripercussioni. Spera di raggiungere gli Stati Uniti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Una vasca utilizzata per lavare i panni dai migranti ospitati presso la "Casa del Buen Samaritano". Il rifugio è gestito dal Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI), un'organizzazione no profit che fornisce assistenza umanitaria ai migranti. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Adelfo Reyes, 32 anni, e il figlio 11enne Astor Noe, entrambi originari di Colón, Honduras, sono ritratti presso la "Casa del Buen Samaritano". Sul muro alle loro spalle sono dipinte delle croci con i nomi dei migranti che avevano trovato rifugio presso la struttura e che, dopo aver intrapreso il proprio viaggio verso il confine con gli Stati Uniti, sono scomparsi. Adelfo e suo figlio hanno deciso di tornare in Honduras perché alla madre di Astor manca troppo suo figlio. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
Un cartello che indica l’uscita presso la "Casa del Buen Samaritano”, un rifugio gestito dal Centro di Orientamento Migratorio di Oaxaca (COMI). Dopo aver lasciato questo luogo sicuro, la maggior parte dei migranti intraprende un viaggio pericoloso con la speranza di raggiungere gli Stati Uniti, alcuni decidono di chiedere asilo in Messico, altri preferiscono tornare a casa. Oaxaca de Juárez, Messico 2019. © Matteo Bastianelli
CASA DEL BUEN SAMARITANO (2019)
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