Durante la notte di lunedì 6 aprile 2009 un terremoto di magnitudo 6,2 della scala Richter ha colpito L’Aquila e molte altre cittadine vicine, causando quasi 300 vittime, 1.500 feriti e circa 70 mila senzatetto.

"Castles made of playing-cards" è la mia documentazione di quei giorni, in cui l’assenza delle body-bags, le sacche speciali utilizzate per trasportare i corpi dei defunti in situazioni di emergenza, in larga parte donate dall’Italia alla Libia nel corso degli anni, ha richiesto che i primi soccorritori avvolgessero i corpi in lenzuola impolverate trovate tra le rovine. La difficoltà iniziale nel coordinamento dei soccorsi, causata dal collasso dei luoghi istituzionali che avrebbero dovuto coordinare l’emergenza da subito, ha evidenziato, ancora una volta, l’inadeguatezza delle norme antisismiche in Italia. Lontani dal capoluogo di regione, subito dopo il terremoto, ma anche dopo mesi, numerosi abitanti sono dovuti ritornare nelle loro case, in condizioni precarie, per salvare i loro oggetti personali: atti di sciacallaggio hanno spesso privato i cittadini dei pochi averi che erano riusciti a salvare dalle scosse. Con l’aiuto di psicologi e clown, sempre pronti a portare un sorriso sui volti dei bambini e dei loro genitori, la popolazione sta lentamente tentando di tornare alla normalità, in una zona di confine tra montagne e larghe distese di vegetazione, placide e al tempo stesso imponenti, che sembrano ammonire ancora una volta la mano dissennata dell’uomo.

CASTLES MADE OF PLAYING-CARDS (2009)