All’inizio della rivoluzione in Siria, nel 2011, Mohamad aveva solo 17 anni.
Mentre tanti ragazzi decidevano di imbracciare un fucile, lui, mettendosi al collo una macchina fotografica, aveva iniziato a seguire suo cugino, un attivista nella rivolta contro il Presidente Bashar al-Assad. Nel gennaio del 2013 il cugino di Mohamad è stato ucciso da un cecchino mentre lavorava come reporter in Siria. Fu allora che Mohamad decise di lasciare la sua famiglia per provare ad arrivare in Europa. Questo suo desiderio di diventare un reporter mi ha fatto avvicinare a lui, così ho deciso di raccontare la sua storia. Ha con sé le immagini della sua nazione martoriata e l'orrore vissuto impresso negli occhi, ancora pieni di speranze. Dopo aver passato un anno nel campo profughi di Harmanli, in Bulgaria, Mohamad ha intrapreso un viaggio pagando un trafficante di esseri umani che gli ha mostrato la strada per attraversare i confini. Poi ha preso un treno e finalmente ha raggiunto il cugino Hani a Warstein.
Alcuni bambini accendono un fuoco per scaldarsi nell'ex base militare bulgara trasformata in un campo profughi per far fronte all'emergenza umanitaria dei richiedenti asilo fuggiti dalla guerra civile in Siria. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Mohamad Al Masalmeh, rifugiato siriano di 21 anni, insieme al suo amico Omran Alhariri, 26 anni, originario della stessa città, Daraa. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Due ragazzi sventolando una bandiera con un vecchio simbolo bulgaro, caro ai neonazisti, durante una protesta contro la presenza dei rifugiati ad Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Il rifugiato siriano Hani Al Masalmeh, 23 anni, si allena in una palestra improvvisata nel campo profughi, mentre il cugino Mohamad e un loro amico sono pronti ad aiutarlo. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Una partita di calcio su un terreno di gioco improvvisato all'interno del campo profughi dove sono ospitati circa 1500 richiedenti asilo. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Alcuni rifugiati siriani in attesa di rilasciare le proprie impronte digitali ed essere identificati dalle autorità bulgare. La maggior parte di loro attende da due mesi che venga espletata la procedura, essenziale per poter lasciare il campo profughi e trovare asilo politico in altre nazioni europee. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Un barbiere all'interno dell'ex base militare bulgara trasformata in un campo profughi. Non potendo uscire dalla struttura, i richiedenti asilo si sentono come in prigione e tentano quindi di provvedere da soli ai loro bisogni quotidiani. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Una veduta dei container allestiti attraverso i fondi dell’Unione Europea. Secondo le ultime stime dell’UNHCR, più di cinque milioni di siriani sono fuggiti dal proprio paese dall’inizio della guerra nel 2011. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Una famiglia siriana davanti a uno dei container allestiti in un’ex base militare bulgara trasformata in un campo profughi per far fronte all'emergenza umanitaria dei richiedenti asilo fuggiti dalla guerra civile in Siria. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Un testo scritto dal 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, nel quale spiega quali sono le cose che ha deciso di portare con sé prima di fuggire dal suo paese. "Ho portato con me la cosa più importante della mia vita, la collana che mi regalò mia madre dicendomi «Che Dio ti salvi»”. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, fuggito da Daraa, ritratto nel campo profughi dove vive da 1 anno. Harmanli, Bulgaria 2014.© Matteo Bastianelli
Una partita di calcio su un terreno di gioco improvvisato nel campo profughi dove sono ospitati circa 1500 richiedenti asilo. La maggior parte di loro sono siriani di etnia curda, entrati irregolarmente in Bulgaria attraverso il confine con la Turchia. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Alcuni bambini guardano dalla finestra di un container mentre una famiglia siriana intona dei canti tradizionali curdi nel campo profughi di Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Rasheed, ex guida turistica di Damasco, fuggito dalla guerra civile in Siria, mostra ai suoi compagni di stanza la foto di una bambina uccisa dall'esercito di Assad. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Una ragazza siriana entra nel bagno comune dell'ex base militare dove è stato allestito un campo profughi per far fronte all'emergenza umanitaria dei richiedenti asilo in fuga dalla guerra civile in Siria. Harmanli, Bulgaria 2013. © Matteo Bastianelli
Il rifugiato siriano Omran Alhariri, 26 anni, fuggito da Daraa, nel campo profughi dove vive da un anno. Harmanli, Bulgaria 2014.© Matteo Bastianelli
Il rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, 20 anni, originario di Daraa, in Siria, cammina fuori dal campo profughi dove vive da un anno. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Il rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, 20 anni, prova a telefonare alla sua famiglia in Siria, mentre il suo amico Omran Alhariri, 26 anni, beve un caffè nel campo profughi dove vivono da un anno. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Una donna sdraiata a terra tra le braccia della madre dopo essere stata colpita da un poliziotto durante gli scontri tra polizia e rifugiati. I profughi avevano iniziato a manifestare dopo la visita ufficiale dell’ex Commissario Europeo per gli Affari Interni Anna Cecilia Malmstrom, dove aveva spiegato loro che con i documenti bulgari non sarebbero potuti andare in nessun altro stato dell'Unione europea in base all'accordo di Dublino. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne richiedente asilo siriano Mohamad Al Masalmeh scatta delle fotografie nel campo profughi dove ha vissuto per circa un anno. Suo cugino lavorava come freelance per Al Jazeera, ma è stato ucciso da un cecchino in Siria, Mohamad spera di diventare un reporter come lui. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Molti gridano a “Europa Europa!” ma il sogno europeo è già svanito per la maggior parte di loro.
E l’incubo quotidiano in cui sono costretti a vivere è divenuta la loro realtà. L’orrore della guerra non è l’unica ferita aperta. Il viaggio stesso per arrivare in Europa lascia cicatrici indelebili nella memoria dei richiedenti asilo. Prima di riuscirci, Mohamad e alcuni dei suoi amici sono fuggiti e hanno provato a viaggiare illegalmente attraverso Grecia e Macedonia, ma sono stati arrestati e rispediti in Bulgaria. Non essendo con Mohamad quella volta, ho deciso di seguire le sue impronte per capire cosa lui possa aver vissuto lì.
Alcuni uomini si avvicinano a un gommone pieno di rifugiati siriani per prendersi il motore fuoribordo e le taniche di carburante. Circa 600 richiedenti asilo raggiungono ogni giorno la costa dell'isola, ognuno di loro paga 1.000 dollari per attraversare il Mar Egeo e raggiungere la costa greca. Kratigos, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Due rifugiati afgani giocano tra le rovine di un vecchio edificio sulle spiagge di Mitilene, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni richiedenti asilo siriani lavano i propri vestiti in una fontana mentre altri aspettano di prendere dell’acqua potabile o di lavarsi. Non ci sono cibo, acqua o servizi igienici nel campo profughi improvvisato in cui sono ospitati. Mitilene, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni richiedenti asilo siriani nei pressi dell'ex base militare di Moria, trasformata in un campo profughi di fortuna. Centinaia di migranti si recano al campo ogni giorno in attesa di ricevere i documenti identificativi e riprendere il viaggio verso Atene e Salonicco. Moria, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Due rifugiati pakistani fuori da un negozio nel centro di Mitilene, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Due richiedenti asilo guardano attraverso un telo ombreggiante nell'ex base militare di Moria, trasformata in un campo profughi di fortuna dove sono stati ospitati centinaia di richiedenti asilo, senza avere accesso ai beni di prima necessità compresi cibo, acqua potabile, servizi igienici o rifugio. Moria, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni richiedenti asilo acquistano cibo e bevande da un chiosco ambulante nei pressi del campo profughi di Moria. Il governo greco non riesce a provvedere ai beni di prima necessità per i richiedenti asilo, che sono costretti ad acquistarli a prezzi più elevati. Moria, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Un gruppo di rifugiati siriani appena arrivati dalla città costiera di Dikili, in Turchia, si raccolgono attorno a un fuoco sulla spiaggia per scaldarsi prima dell'alba. Ognuno di loro ha dovuto pagare 1.000 dollari per attraversare il Mar Egeo e raggiungere le coste greche. Mitilene, Lesvos, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcune ragazze afgane raccolgono della frutta prima di riprendere il loro viaggio. Salonicco, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Una veduta all’interno dell’Hotel Astro, utilizzato dai migranti come punto di sosta prima di ripartire per Evzoni, cittadina al confine con la Repubblica di Macedonia del Nord. Polykastro, Kilkis, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Il 27 enne rifugiato iracheno Mohammed Kelani. E’ stato aggredito nei boschi macedoni. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Un uomo afgano dorme sul ciglio della strada nei pressi della stazione degli autobus “Macedonia”. Salonicco, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Tre ragazzi siriani fanno una sosta sulla strada verso il confine tra la Grecia e la Repubblica di Macedonia del Nord. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Un cordone di richiedenti asilo siriani in viaggio tra i campi coltivati a circa un chilometro dal confine tra la Grecia e la Repubblica di Macedonia del Nord. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni rifugiati dietro un treno diretto a Gevgeljia. Molti di loro sono morti su questa rotta dopo essere stati investiti dai treni. Idomeni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Un gruppo di richiedenti asilo siriani arrivati a Idomeni portando sulle spalle uno dei loro amici. Gli avevano sparato a una gamba in Siria. Idomeni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni richiedenti asilo guardano un cagnolino che è appena stato investito da un treno. Molte persone sono morte allo stesso modo, camminando lungo i binari della ferrovia per raggiungere la Repubblica di Macedonia del Nord. Idomeni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Il 28enne rifugiato siriano Moayad El Nakim viene confortato dall’amico siriano Walid, 26 anni. Entrambi sono sotto shock dopo l’aggressione subita da circa 120 afgani, iraniani e pachistani nei pressi del confine. Secondo i loro racconti, la polizia macedone era presente sul luogo, ma non è intervenuta. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Una richiedente asilo eritrea in bicicletta con suo figlio sulla strada per il confine tra la Grecia e la Repubblica di Macedonia del Nord. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Il rifugiato siriano di 28 anni Ahmad Rakie, esce da un campo di girasoli dopo essere stato attaccato da due trafficanti sulla strada. Gli hanno preso il telefono e 300 euro. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni rifugiati in attesa di essere autorizzati dalla polizia di frontiera della Repubblica di Macedonia del Nord a entrare nel paese. Idomeni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Alcuni poliziotti schierati davanti a un gruppo di rifugiati siriani. I richiedenti asilo avevano iniziato a manifestare dopo la visita ufficiale dell’ex Commissario Europeo per gli Affari Interni Anna Cecilia Malmstrom, dove aveva spiegato loro che con i documenti bulgari non sarebbero potuti andare in nessun altro stato dell'Unione europea in base all'accordo di Dublino. Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Il rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, 20 anni, sotto la statua Europa insieme ai cugini Hany (23) e Mohamad (29) e il suo amico Omran (26). La statua Europa, posta all'ingresso della città, rappresenta una donna che tiene nella mano destra il simbolo dell'Europa, mentre con la sinistra sembra intimare l'alt. Harmanli, Bulgaria 2014 © Matteo Bastianelli
Un gruppo di rifugiati tenta di attraversare il confine tra la Grecia e la Repubblica di Macedonia del Nord camminando lungo i binari della ferrovia mentre un poliziotto di frontiera ordina loro di tornare in Grecia. Repubblica di Macedonia del Nord 2015. © Matteo Bastianelli
Un gruppo di richiedenti asilo siriani attraversa dei campi coltivati per raggiungere il confine tra Grecia e Repubblica di Macedonia del Nord, dopo che la polizia di frontiera li aveva respinti in Grecia. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
Un gruppo di richiedenti asilo siriani guarda le luci di un casinò di Gevgelija, Repubblica di Macedonia del Nord 2015. © Matteo Bastianelli
Un uomo siriano porta suo figlio sulle spalle mentre cammina di notte tra i campi, sulla strada verso il confine tra Grecia e Repubblica di Macedonia del Nord. Evzoni, Grecia 2015. © Matteo Bastianelli
«Qui è bellissimo, ma mi ricorda troppo quella foresta tra Romania e Ungheria. Ti giuro -dice Mohamad-. Non posso pensarci, è stato un incubo».
Una tranquilla passeggiata nel parco naturale della Foresta di Arnsberg, in Renania Settentrionale-Vestfalia, riporta alla luce i suoi ricordi. La famiglia in Siria, la fuga, due anni di tentativi falliti per arrivare nel cuore dell’Europa. Gli appuntamenti con i trafficanti, i soldi gettati al vento. Alla fine però ce l’ha fatta, Mohamad è in Germania dal 31 dicembre del 2014. Dopo di lui, nel corso del 2015, sono arrivati oltre un milione di richiedenti asilo in Germania. Più di un anno di attesa, poi ha ricevuto la residenza, per 3 anni e con protezione umanitaria. Mohamad e Hani sono due cugini siriani riunitisi in Germania. Hanno iniziato insieme il loro viaggio e insieme si stanno integrando nella società tedesca: dopo aver vissuto in un campo profughi, gli è stato assegnato un piccolo appartamento e ricevono un sussidio di circa 400 euro al mese ciascuno, con cui possono provvedere a se stessi. Hanno sostenuto un test d'ingresso e si sono iscritti in un’importante accademia dove studiano la lingua tedesca, con l’intenzione di proseguire gli studi all’università. Ma non è facile per loro vivere in Germania con l’etichetta del rifugiato. «Una ragazza mi ha chiesto: “Ma ce l’avete la Luna in Siria?” -afferma Mohamad incredulo-. Tutto ciò è assurdo, la Siria rappresenta la culla della civiltà, non si rendono conto che prima della guerra noi avevamo tutto. Quando sono fuggito dalla Siria non sapevo neanche il significato della parola “rifugiato”. Poi l’ho capito -afferma Mohamad- . Ho capito che a un certo punto la tua vita dipende da un foglio di carta, che diventa il traguardo da raggiungere per ricominciare a vivere».
Rifugiati all'interno del campo profughi di Harmanli, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh all'interno di un autobus dopo aver passato la dogana tra Bulgaria e Romania. Giurgiu, Romania 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh riposa in un motel di Sofia prima di continuare il suo viaggio verso la Romania. Sofia, Bulgaria 2014. © Matteo Bastianelli
Automobili ricoperte di neve nel centro città. Bucarest, Romania 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh si gode una nevicata invernale prima di riprendere il suo viaggio e cercare di raggiungere illegalmente la Germania. Bucarest, Romania 2014. © Matteo Bastianelli
Un parco innevato nel centro città. Le temperature raggiungono i 20 gradi sotto lo zero. Bucarest, Romania 2014.© Matteo Bastianelli
Il 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh conta i soldi ricevuti dalla sorella per pagare un trafficante di essere umani e attraversare illegalmente la frontiera tra Romania e Ungheria. Bucarest, Romania 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, cammina nel centro di Bucarest in attesa di un trafficante che gli indicherà la strada per raggiungere illegalmente l'Ungheria. Bucarest, Romania 2014. © Matteo Bastianelli
Una veduta del Parco Naturale della Foresta di Arnsberg, che si estende per 482 chilometri quadrati inglobando una delle aree ricreative più belle della Renania Settentrionale-Vestfalia. Warstein, Germania. © Matteo Bastianelli
Il 23enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh cammina lungo un sentiero nel Parco Naturale della Foresta di Arnsberg. “Qui è bellissimo, ma mi ricorda troppo la foresta tra Romania e Ungheria, un incubo”, afferma Mohamad. Un anno prima infatti aveva pagato un trafficante e camminato per ore tra la neve prima di prendere un treno e arrivare in Germania. Warstein, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Il 21enne richiedente asilo siriano Mohamad Al Masalmeh guarda il documento che ha ricevuto dalla polizia tedesca che ha sequestrato il suo passaporto bulgaro. Warstein, Germania 2014. © Matteo Bastianelli
Il 21enne richiedente asilo siriano Mohamad Al Masalmeh sul treno Dortmund-Soest. Dortmund, Germania 2014. © Matteo Bastianelli
Un richiedente asilo serbo corre mentre sta giocando con altri bambini in un campo profughi. Warstein, Germania 2015. © Matteo Bastianelli
I richiedenti asilo siriani Mohamad e Hani Al Masalmeh in posa per un autoritratto nella stanza in cui vivono, all'interno di un campo profughi. Warstein, Germania 2014. © Matteo Bastianelli
Una veduta dalla casa di Mohamad e Hani. Gli è stato assegnato un appartamento e ricevono un sussidio di circa 400 euro al mese ciascuno, con cui possono provvedere a se stessi. Soest, Germania 2017. © Matteo Bastianelli
Il 23enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh si guarda allo specchio, mentre suo cugino Hani, 24 anni, si taglia i capelli da un barbiere curdo-siriano della zona e il loro amico Hassan si gode la scena. Soest, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Alcuni richiedenti asilo di fronte al campo profughi di Sichtigvor, allestito il 27 novembre del 2015 all’interno di un ex centro sportivo. La struttura ospita circa 70 rifugiati ed è una delle più grandi della zona. Sichtigvor, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Un bambino curdo pattina all’interno di un campo profughi allestito in un ex centro sportivo, mentre altri suoi coetanei camminano nel corridoio. Sichtigvor, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
La porta d'ingresso di una moschea dove Mohamad e Hani si sono recati per la preghiera del venerdì. Soest, Germania 2017. © Matteo Bastianelli
Hani Al Masalmeh, 24enne rifugiato siriano, legge il Corano all’interno della Moschea “Fatih Camii”, mentre il cugino 23 enne Mohamad sta per raggiungerlo e un uomo prega al centro della stanza. Meschede, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Il 23enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh insieme al cugino Hani, 24 anni, nel centro della città di Colonia, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Una nevicata notturna nei pressi di un passaggio a livello, sulla strada che collega Soest a Warstein. Warstein, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Mohamad Al Masalmeh, 23enne rifugiato siriano, aiuta il cugino Hani, 24 anni, a traslocare dal suo appartamento. Hani ha lavorato per tre mesi in un ristorante del centro, ma dopo due settimane di malattia per un’infezione al piede è stato licenziato e ha deciso di trasferirsi insieme al cugino nella cittadina di Belecke per riprendere gli studi di lingua tedesca. Colonia, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Adattarsi culturalmente alla vita in Germania è un processo lento, una mediazione tra le loro abitudini e la conservazione della propria identità.
Si sono fatti degli amici tedeschi per passare una serata insieme, andando a ballare a Rüthen o Colonia, oltre ad avere il proprio barbiere curdo-siriano di fiducia a Soest. Giocano a ping pong nella squadra cittadina di Warstein e vanno a pregare nella moschea di Meschede. Dormono con il cellulare tra le lenzuola e sono dipendenti dagli smartphones proprio come i loro coetanei europei, ma con il pensiero sempre rivolto verso casa, in Siria, da dove purtroppo continuano ad arrivare brutte notizie: il fratello di Hani è stato ucciso in un bombardamento dalle forze governative di Bashar Al-Assad il 17 dicembre 2015, e la stessa sorte è toccata anche al fratello di Mohamad, Alaa. È stato ucciso durante una battaglia a Daraa il 23 febbraio 2017. Elaborare il dolore lontano dalla famiglia è quasi impossibile per loro. Mohamad ha preso a pugni una porta, Hani si è sentito male e da allora continua ad avere incubi tutte le notti. Entrambi hanno trovato le foto dei cadaveri dei loro fratelli sui social network. «Sono qui, ma a volte è come se non ci fossi -racconta Hani-. Non so spiegartelo, non sono neanche potuto andare al suo funerale». Sempre uniti, Mohamad e Hani, stanno provando ad andare avanti. Il loro futuro adesso è in Germania, eppure Daraa, il nome della loro città, dove è nata la rivoluzione siriana, lo scrivono anche sulla neve. Se domani finisse il conflitto, prima che quella neve possa sciogliersi, sarebbero già tornati a casa. Dove anche loro hanno una luna che li aspetta.
Mohamad Al Masalmeh, 23enne rifugiato siriano, dorme a fianco al suo telefono, mentre il cugino si prepara per uscire. Da circa un anno vivono insieme in un appartamento pagato dall’assistenza sociale tedesca. Le loro famiglie sono ancora bloccate in Siria. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Hani Al Masalmeh, 24enne rifugiato siriano, si congratula col cugino Mohamad, 23 anni, che stringe tra le braccia la lettera con la risposta alla sua domanda di asilo. Dopo più di un anno di attesa, Mohamad scopre di aver ottenuto un permesso di soggiorno di tre anni con protezione umanitaria. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Il centro della cittadina di Belecke, dove Mohamad vive insieme al cugino Hani Al Masalmeh. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Mohamad Al Masalmeh, 23enne rifugiato siriano, attende il cugino Hani all’uscita del centro per l’impiego locale. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Due tavoli da ping pong in un parco innevato nel centro cittadino. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Mohamad Al Masalmeh, 23enne rifugiato siriano, si allena con i propri compagni di squadra di ping pong all’interno di un centro sportivo della città. Warstein, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Il 23enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh si prova un cappotto all’interno di un centro commerciale mentre il cugino Hani e l’amico Hassan controllano il cartellino del prezzo. Lippstadt, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Una veduta della cittadina di Sichtigvor, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Hani Al Masalmeh, 24enne rifugiato siriano, compila un questionario che ha ricevuto dal centro per l’impiego con l’aiuto di un’insegnante tedesca, mentre Mohamad si intrattiene al telefono. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Rose, fiori e cartelli con scritte contro la violenza sessista lasciati sugli scalini del Duomo di Colonia da un gruppo di rifugiati. Colonia, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Mohamad e Hani Al Masalmeh, entrambi rifugiati siriani residenti in Germania, scelgono delle spezie all’interno di un supermercato. Warstein, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Mohamad balla con alcuni amici tedeschi durante una festa di Carnevale. Rüthen, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Cristalli di ghiaccio sul finestrino di un’auto. Belecke (Warstein), Germania 2017. © Matteo Bastianelli
Hani Al Masalmeh, 24enne rifugiato siriano, si rilassa con un massaggiatore elettrico sulla testa. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Hani e Mohamad, due cugini siriani rifugiati in Germania, giocano a palle di neve su un prato innevato alla periferia della città. Anröchte, Germania 2016. © Matteo Bastianelli
I rifugiati siriani Hani e Mohamad Al Masalmeh, entrambi residenti in Germania, davanti a una scritta che hanno fatto sulla neve. Daraa è la loro città di origine, dove è iniziata la rivoluzione siriana nel marzo del 2011. Entrambi sperano di poter tornare a casa in Siria. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Alcune fotografie appese sull’armadio di Mohamad e Hani. Le immagini sono state scattate durante il conflitto in Siria e dopo la fuga da Mohamad, che sogna di diventare un reporter. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Una pianta morente vicino a una finestra nell'appartamento di Mohamad e Hani. Soest, Germania 2017. © Matteo Bastianelli
Hani Al Masalmeh, 24enne rifugiato siriano, guarda il suo telefono durante la notte. Hani soffre di insonnia e ha molti incubi. Su un social network ha trovato le foto del cadavere del fratello, ucciso il 17 settembre del 2015 in Siria da un bombardamento delle forze governative di Bashar Al-Assad. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
I segni di un pugno sulla porta della stanza di Hani e Mohamad. Una volta ricevuta la notizia della morte del fratello di Hani, ucciso in Siria da un bombardamento delle forze governative di Bashar Al-Assad, Mohamad ha colpito la porta per sfogarsi, Hani in seguito a un malore è stato trasportato in ospedale. Belecke (Warstein), Germania 2016. © Matteo Bastianelli
Il 24enne rifugiato siriano Mohamad Al Masalmeh, ritratto a casa. Il 23 febbraio 2017 Mohamad è stato informato della morte di suo fratello Alaa, ucciso in battaglia a Daraa. Per Mohamad è quasi impossibile superare la sua perdita essendo così lontano dalla famiglia. Soest, Germania 2017. © Matteo Bastianelli
SOULS OF SYRIANS (2013-ONGOING)
Post correlati