Realizzato con il supporto del "NatGeo Society’s Covid-19 Emergency Fund for Journalists"
Con l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus, l’Italia ha iniziato a vivere il suo incubo peggiore dal secondo dopoguerra. Nella città di Roma, dove vivono circa 8000 senza fissa dimora, i più vulnerabili sono particolarmente esposti al pericolo del contagio.
Le istituzioni non stanno facendo molto per aiutare questa fascia svantaggiata della popolazione. Soltanto gli enti di beneficienza, le ONG e alcune associazioni si dedicano a loro, dando informazioni sul virus Covid-19 e l’importanza del distanziamento sociale, fornendo mascherine, gel sanitari, autocertificazioni, cibo e coperte. Poi, a peggiorare la situazione, negli ultimi due anni, un intervento massiccio sull’immigrazione ha cambiato radicalmente le regole sull’accoglienza dei richiedenti asilo, quelle sui salvataggi in mare, la cittadinanza e l’asilo in Italia. I migranti sono stati deprivati della protezione umanitaria e molti centri di accoglienza sono stati chiusi, lasciando a migliaia di persone con regolare permesso di soggiorno, nessun altra scelta che trovare soluzioni di fortuna e vivere in strada. Dopo lunghi viaggi, fuggendo da zone di guerra, la maggior parte di loro si trova ad affrontare la pandemia globale in mezzo al crescente sentimento anti-immigrazione. Di questi tempi le differenze sociali contano ancora di più e vengono addirittura amplificate. Alcune persone hanno ottenuto l'autonomia abitativa attraverso l'inserimento lavorativo, ma sono una minoranza, la maggior parte continua a vivere in strada e a lavorare in nero. Durante il lockdown molti migranti hanno lavorate come riders per consegnare cibo a domicilio e poi sono stati sgomberati dai loro rifugi. Altri sono stati trovati morti in strada, dopo essere stati abbandonati al proprio destino. Nell'ottobre 2020 il governo italiano ha finalmente rivisto il “decreto sicurezza”, ammorbidendo le politiche anti-immigrazione con la reintroduzione della “protezione umanitaria” per i richiedenti asilo. Malgrado questo, molte persone hanno provato sulla loro pelle il lato vergognoso del “benvenuti in Italia”: un altro modo di morire per Covid, un poco alla volta, dimenticati dalle istituzioni. Siamo tutti nella stessa tempesta, ma non sulla stessa barca.
Un migrante dorme su un muretto nei pressi della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. Dopo la riapertura dell’Italia, più di 150 migranti sono stati sgomberati dal loro insediamento nella stazione, ma non avendo un posto in cui andare, sono costretti a dormire in strada. Roma, Italia, maggio 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Valentina Lanzafame, 37 anni, si guarda riflessa in uno specchietto retrovisore dopo essersi messa il rossetto. Altri migranti e senzatetto italiani come Valentina, vivono vicino alle Mura Aureliane, nei pressi della stazione Termini durante il blocco dell'Italia per fermare il dilagare del coronavirus. Roma, Italia, aprile 2020.
© Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Charaf Ait Haba, un migrante di 23 anni di origine marocchina, ritratto nel rifugio di fortuna dove vive con altre 4 persone, all'interno di un'area che è stata recintata in seguito al processo di messa in sicurezza e restauro iniziato nel 2019 e interrotto con l'inizio della pandemia. Nonostante il pericolo di crolli, molti senzatetto vivono nei pressi delle Mura Aureliane, vicino alla stazione Termini, durante il blocco dell'Italia per fermare la diffusione del coronavirus. Roma, Italia, aprile 2020.
© Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Un migrante cammina attraverso un tunnel che collega via Giolitti a via Marsala, dove molti senzatetto hanno trovato rifugio, nei pressi della stazione Termini. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Un uomo prega davanti a dei sacchi della spazzatura nei pressi dei quali dormono i migranti che sono costretti a vivere in strada, mentre al resto della popolazione è richiesto di restare a casa per fermare la diffusione del coronavirus. Roma, Italia, marzo 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Dani Hrustic, 23 anni, fa uno screening medico gratuito con la dottoressa Antonella all'interno dell'unità mobile di INTERSOS, arrivata presso l'Istituto Opera Don Calabria nel quartiere di Primavalle. Dani è originario della Bosnia ed Erzegovina ma è stato abbandonato in Italia dalla famiglia da bambino e vive in strada da 7 anni. Dopo l'inizio della pandemia da coronavirus, ha perso il suo lavoro di lavapiatti. La dottoressa Antonella ha misurato la temperatura corporea e l'ossigenazione del sangue di Dani, spiegandogli le misure di prevenzione del coronavirus e raccogliendo le sue informazioni personali, per aiutarlo a farsi registrare dall'assistenza sociale e avere accesso a pasti gratuiti e maggiore assistenza. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Cristian, migrante nigeriano di 26 anni, seduto sul suo letto in un rifugio di fortuna nei pressi della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. Centinaia di migranti sono costretti a vivere in strada durante il lockdown volto a fermare la diffusione del coronavirus in Italia. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Due papaveri sul ciglio della strada nei pressi di un riparo di fortuna fuori dalla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Hassan, un rifugiato originario del Sudan, accanto a un altro migrante che dorme fuori alla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. La maggior parte dei richiedenti asilo sono finiti in strada dopo la chiusura dei centri di accoglienza che li ospitavano, alcuni di loro lavorano come riders per le consegne a domicilio durante il lockdown volto a fermare la diffusione del coronavirus in Italia. Roma, Italia, marzo 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Un cumulo di immondizia sotto un tunnel vicino alla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, dove è costretto a vivere un richiedente asilo del Mali. Nella città di Roma, dove vivono circa 8.000 senzatetto, con la diffusione dell'epidemia di coronavirus, i più vulnerabili sono particolarmente esposti al rischio di contagio. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Una veduta di un tunnel nei pressi della stazione Tiburtina, dove dorme un richiedente asilo del Mali durante il lockdown volto a fermare la diffusione del coronavirus in Italia. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Un telo steso ad asciugare su una ringhiera nei pressi della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. Centinaia di migranti sono costretti a vivere in strada senza alcun supporto istituzionale durante il lockdown volto a fermare la diffusione del coronavirus in Italia. Solo poche associazioni e ONG si prendono cura di loro, fornendogli informazioni sul Covid-19 e sull'importanza del distanziamento sociale, e dotandoli di mascherine, disinfettante per le mani, autocertificazioni, cibo e coperte. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Anthony Ehikwe, rifugiato nigeriano di 28 anni, ritratto mentre tiene in mano centinaia di volantini durante una giornata di lavoro alla periferia di Roma. Essendo di fede cristiana, è stato costretto a fuggire dal suo paese natale per sfuggire alla persecuzione religiosa dei gruppi terroristici islamici. Vive in Italia da 4 anni e ha ricevuto lo status di rifugiato con protezione umanitaria. Attualmente risiede in un centro di accoglienza nel comune di Rocca di Papa e lavora in nero come distributore di volantini. Roma, Italia, dicembre 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Un rifugio di fortuna realizzato da un senzatetto marocchino che vive nei pressi della stazione Termini. Circa 8 mila persone sono costrette a vivere in strada, anche durante il blocco dell’Italia per fermare il dilagare del coronavirus. Roma, Italia 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Rifugiati e volontari dell’associazione Baobab Experience, protestano durante un sit-in a Piazza del Campidoglio in seguito allo sgombero di un insediamento di oltre 150 migranti, effettuato nei pressi della stazione di Roma Tiburtina. Roma, Italia, giugno 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Sofia, una migrante etiope residente a Massa Carrara, scatta delle fotografie insieme a parenti e amici al carro funebre che trasporta il feretro del fratello 38enne Ramadan, trovato morto davanti alla stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, dove viveva insieme a centinaia di migranti abbandonati al loro destino e costretti a vivere in strada. Roma, Italia, ottobre 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Alcuni piccioni volano sopra il rifugio di fortuna di un senzatetto marocchino che vive nei pressi della stazione Termini. Circa 8 mila persone sono costrette a vivere in strada a Roma, anche durante il blocco dell’Italia per fermare il dilagare del coronavirus. Roma, Italia, aprile 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
La 24enne rifugiata somala Mouna Alì ritratta nella casa in cui attualmente vive e lavora come badante per un'anziana. Mouna ha impiegato due anni per arrivare in Italia e dopo tanti momenti difficili, ora studia e lavora a Roma, per realizzare i suoi sogni e obiettivi. Roma, Italia, settembre 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
I volontari dell'associazione Baobab Experience attendono, vicino ad alcuni Carabinieri, che un migrante lasci la stazione ferroviaria di Roma Tiburtina dopo aver raccolto i suoi effetti personali in un carrello della spesa. Roma, Italia, maggio 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
Lamine Sane, 21 anni, e la sua fidanzata Giorgia Giannetti, 19 anni, in un momento di tenerezza davanti alla Fontana delle Naiadi in Piazza della Repubblica. Lamine è nato in Gambia, ma è stato cresciuto da una famiglia in Senegal. All'età di 15 anni ha deciso di incontrare i suoi genitori biologici ed è andato a trovarli, ma dopo 3 giorni, un gruppo di ribelli ha assassinato il padre davanti ai suoi occhi per rubargli il bestiame. "Scappa Lamine, corri!”. Gli gridò suo padre prima di essere ucciso. Dal Gambia al Mali, poi Burkina Faso, Niger e attraverso il deserto, fino in Libia. Quando è stato salvato in mare in Italia, era tra le poche persone sopravvissute al naufragio. Nel 2016 ha incontrato Giorgia, insegnante volontaria di lingua italiana ai rifugiati del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Castelnuovo di Porto e quando nel 2018 il centro è stato chiuso, Lamine è stata ospitato per un po’ a casa dei genitori di Giorgia. Lamine, con un permesso di soggiorno con protezione sussidiaria in scadenza nel 2024, attualmente lavora per un'azienda di mobili a Roma, mentre Giorgia sta terminando gli studi in Scienze umane per diventare mediatrice culturale. Sperano di affittare presto un appartamento e iniziare a convivere. Roma, Italia, novembre 2020. © Matteo Bastianelli/National Geographic Society Covid-19 Emergency Fund
NON SULLA STESSA BARCA (2020)
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